domenica 16 gennaio 2011

NUOVI MONOLOGHI per PROVINI: "L'Inverno del nostro scontento" da "RICCARDO III"



Torna a fare capolino questa rubirchetta domenicale. E oggi, tanto per andare fuori tema, Vi presentiamo un monologo prettamente teatrale: la prima scena del primo atto del Riccardo III di Bill Shakespeare. Cosa c'è di più banale e risaputo? Nulla, appunto per questo nessuno osa più portarlo ad un provino. La traduzione che segue è presa in gran parte dall'edizione italiana del "Riccardo III" con Ian McKellen (se non l'avete visto recuperatelo!) ed è certo più moderna e di più facile comprensione rispetto a quelle che trovate in giro.
Occhio però a non eccedere nel vostro estro artistico, perchè il rischio di "sbaracare" è alto e finireste difilato nel Regio Ospedale per Gigionite Acuta.


Ora, l’inverno del nostro scontento, dell’amarezza, si è tramutato in radiosa estate grazie al sole degli York. E tutte le nuvole che cupe gravavano sulla nostra casa sono ora sepolte nell’abissale ventre dell’oceano.
Adesso le nostri fronti sono bardate di ghirlande di vittoria, le nostre armi ammaccate appese al muro come aurei trofei, i repentini allarmi soppiantati da trattenimenti ameni, le massacranti marce da leggiadri passi di danza.
Il bellicoso Marte ha disteso la fronde dal terribile cipiglio e ora anziché dar di briglia a scalpitanti destrieri per atterrire l’animo dell’odiato nemico egli piroetta agilmente nel salotto di una dama secondando le note lascive di un liuto.
Ma io che non ho grazia fisica per simili acrobazie, né sono fatto per civettare con un compiacente specchio, io che sono di rozzo conio, deforme, incompiuto, spinto anzitempo nel pulsante mondo in una forma appena abbozzata, talmente storpia e goffa che i cani mi abbaiano contro nel vedermi passare zoppicando, io in questa indolente stagione di pace non ho altro piacere per ingannare il tempo che contemplare la mia ombra al sole e comporre variazioni sulla mia deformità.
Sì, io posso sorridere, e mentre sorrido uccidere. E bagnarmi le guance di lacrime artificiali e atteggiare il volto a seconda delle occasioni.
Visto perciò che non posso fare il galante ho deciso di impormi facendo il furfante e di odiare le stolte piacevolezze di questo tempo.
Ho tramato complotti di ogni sorta e pericolose illazioni per spingere i miei fratelli Clarence e il Re l’uno contro l’altro in odio mortale.
E se Re Edoardo è giusto e leale, così come io sono astuto, falso e traditore, oggi Clarence verrà rinchiuso in una gabbia per quella profezia che dice che C. sarà l'assassino degli eredi di Edoardo.
Oh pensieri piombate fino in fondo alla mia anima... ecco che viene Clarence!

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