domenica 1 maggio 2011

Nuovi Monologhi per Provini - IO e ANNIE di Woody Allen



Torniamo ad occuparci di questa utile rubirchetta e lo facciamo con il Classico dei Classici: Io e Annie di Woody Allen che apriva il film direttamente rivolgendosi allo spettatore con questo monologo:

C’è una vecchia storiella: due vecchiette sono ricoverate nel solito pensionato per anziani e una di loro dice: “Ragazza mia, il mangiare qui dentro fa veramente pena” e l’altra “Sì, è uno schifo; ma poi che porzioni piccole!”. Beh, essenzialmente è così che io guardo alla vita: piena di solitudine, di miseria, di sofferenza, di infelicità e disgraziatamente dura troppo poco. E c’è un’altra battuta che è importante per me: è quella che di solito viene attribuita a Groucho Marx, ma credo dovuta in origine al genio di Freud e che è in relazione con l’inconscio; ecco, dice così, parafrasando: “Io non vorrei mai appartenere a nessun club che contasse tra i suoi membri uno come me”. E’ la battuta chiave della mia vita di adulto in relazione alle mie relazioni con le donne.
Sapete… ultimamente i pensieri più strani attraversano la mia mente, perché sono sui 40 e penso di attraversare una crisi o che so, chi lo sa. Io… io… non mi preoccupa invecchiare, non sono di quei tipi, sapete… Lo so: quassù mi si apre una piazzetta, ma peggio di questo, per ora, non mi è successo. Io, anzi, credo che migliorerò invecchiando. Ecco, sapete, credo che sarò il tipo virilmente calvo, sapete, come dire: l’esatto contrario dell’argentato distinto, per esempio, ecco. E se no nessuno dei due. Divento uno di quelli che si perdono i filini di bava dalla bocca, vagano per i mercatini con la borsa della spesa sbraitando contro il socialismo. Annie e io abbiamo rotto e io ancora non riesco a farmene una ragione. Io… io continuo a studiare i cocci del nostro rapporto nella mia mente e a esaminare la mia vita cercando di capire da dove è partita la crepa. Ecco… un anno fa eravamo innamorati, sapete, io so… E’ strano, non sono il tipo tetro, non sono il tipo deprimente. Io… io… io… sono stato un bimbo ragionevolmente felice, credo.