Al di là delle frasi fatte e d'occasione, mi sembrava giusto spendere due parole sui gravi lutti che ieri hanno colpito il mondo del cinema.
Mi sono svegliato e, grazie a Facebook, ho appreso della scomparsa di uno dei più grandi miti della mia infanzia, Leslie Nielsen. A 54 anni, dopo una carriera abbastanza anonima con ruoli da co-protagonista o guest star in tv (anche 2 Colombo) viene ingaggiato a forza nel cast de "L'Aereo più pazzo del mondo" il primo film demenziale moderno. E la sua carriera, improvvisamente, prende tutta un'altra piega e diventa una star.
La mia smodata passione per il comico, il mio gusto per l'assurdo, buona parte del mio modo di "atteggiarmi" deriva proprio dai "suoi" film.
Poi nel pomeriggio apprendo della scomparsa di un ottimo professionista quale Irwin Kershner, regista de L'impero colpisce ancora e Agente 007 Mai dire Mai. Con un mio amico commentiamo: "oh, ma che è oggi? è finita?"
Purtroppo no. E' davvero uno shock quando apro alle dieci di sera il computer e mi appare la notizia della morte di Mario Monicelli. E in quel modo assurdo, poi.
Monicelli era l'ultimo residuo di un certo cinema italiano, di un'epoca in cui sullo schermo c'era gente come Totò, Mastroianni, Gassman, Sordi, Tognazzi... e Monicelli aveva lavorato con tutti.
Andando a scorrere la sua filmografia si rimane davvero impressionati: è possibile che un tempo in Italia si producessero tali capolavori? Ora davvero non ci resta più nessuno a testimoniare quell'era gloriosa.
E il mondo è davvero un luogo più triste.
Monicelli era l'ultimo residuo di un certo cinema italiano, di un'epoca in cui sullo schermo c'era gente come Totò, Mastroianni, Gassman, Sordi, Tognazzi... e Monicelli aveva lavorato con tutti.
Andando a scorrere la sua filmografia si rimane davvero impressionati: è possibile che un tempo in Italia si producessero tali capolavori? Ora davvero non ci resta più nessuno a testimoniare quell'era gloriosa.
E il mondo è davvero un luogo più triste.